DESCRIZIONE DEL CICLO DI LAVORO

 

FINISSAGGIO ASCIUTTO

 

Macchine ed attrezzature presenti

 


 

 

La fase di finissaggio a secco prevede interventi di lavorazione sulla pezza già asciutta. Di seguito vengono riportate le macchine che potrebbero essere presenti all’interno di un reparto per il finissaggio asciutto:

 

-        Garzatrice metallica

-        Garzatrice vegetale

-        Cimatrice

-        Stricca

-        Smeriglio

-        Vaporizzo

-        Lisatrice

-        Macchine per il decatissaggio

-        Decatizzo continuo

-        Decatizzo discontinuo

-        KD

-        Calandra a bacinella

-        Egualizzo

-        Lucidatrice

-        Bruciapelo

 

Oltre alle macchine sopra riportate sono poi presenti le stesse attrezzature ausiliarie presenti all’interno dell’area finissaggio umido (carrelli, barelle, transpallet elettrici e manuali per la movimentazione delle pezze, attrezzi per il taglio delle stesse e dispositivi ad aria compressa). Per l’analisi dei rischi dovuti alla presenza di tali attrezzature occorrerà fare pertanto riferimento a tale sezione.

 

 

1 – Garzatrice metallica

 

La garzatura ha lo scopo di dare al tessuto un aspetto peloso e vellutato e maggiore morbidezza. La garzatura nasconde l’intreccio del tessuto, sollevando le fibre dei filati di ordito e di trama mediante cilindri dotati di punte metalliche ( cilindri garzatori ).

 

Il garzo è costituito da una struttura metallica che contiene un grosso cilindro (botte). La botte è contornata da una serie di cilindri (di solito da 24 a 36), detti garzatori , paralleli ad essa, ricoperti con una guarnizione a punte metalliche. Questi cilindri hanno un moto di rotazione proprio, mediante cinghie trapezoidali.

La velocità di avanzamento del tessuto è regolata da una serie di cilindri trasportatori e da un  cilindro rugoso di trazione.

 

 

2 - Garzatrice vegetale

 

La garzatura vegetale, che viene utilizzata su fibre animali pregiate (quali lana-angora, ecc.), conferisce al tessuto una mano morbida e vellutata, nonché migliori proprietà di isolamento termico, sollevando le fibre dei filati di trama e ordito. Questa lavorazione viene realizzata su tessuti delicati che verrebbero indeboliti dall’azione troppo energica del garzo con punte metalliche.

 

Nel garzo vegetale il tessuto passa attraverso un cilindro tenditore e un centrapezza per poi arrivare a dei cilindri ballerini che servono per premerlo o allontanarlo dal tamburo (o botte). Questo è costituito da un cilindro di diametro che può variare da 1 metro a 1,5 metri su cui sono fissati dei listelli lunghi circa 20 cm, che contengono i cardi vegetali. I listelli sono inclinati rispetto all’asse del tamburo ed i cardi possono ruotare su se stessi, per realizzare una lavorazione più omogenea. I cardi devono essere tenuti puliti, rimuovendo la peluria che vi si deposita. Per la loro pulizia vi sono due spazzole posizionate sotto il tamburo. La peluria così estratta viene eliminata da un aspiratore.

 

 

 

3 – Cimatrice

 

La cimatura consiste nel taglio del pelo del tessuto ad una certa altezza per omogeneizzare la superficie. Si effettua normalmente in asciutto, sulla quasi totalità dei tessuti. Si può andare dalla recisione completa dei filamenti superficiali ad una semplice spuntatura della loro estremità.

 

Gli elementi principali di una macchina cimatrice sono il cilindro rotante (maschio), sulla cui superficie si trovano le lame dispose a spirale, ed il coltello di riscontro. Il tessuto scorre grazie ad organi di trasmissione del moto posti sulle fiancate della macchina che ne consentono lo svolgimento e l’avvolgimento. Le cimatrici possono essere dotate di uno, due, tre o anche quattro cilindri, con diametro variabile da 8 a 10 cm. La massima velocità è di 900-1000 giri al minuto; la macchina può passare da 15 a 30 metri di stoffa al minuto.

 

 


 

4 - Stricca

 

La striccatura lavora tessuti con fibre precedentemente sollevate con il processo di garzatura e gli conferisce un aspetto ondulato e definitivo. Si effettua su pezze precedentemente bagnate con acqua, utilizzando cardi vegetali, preferibilmente già usati, in modo che abbiano minore forza garzante ma punte ancora elastiche.

 

Le macchine che svolgono questa lavorazione possono essere di due tipi.

Il tipo più semplice prevede un solo contatto del tessuto con i cardi. In questo caso passando nella vaschetta sottostante (punto 1), viene alternativamente avvolto su due rulli posti uno sotto e l’altro sopra (punti 2,3) il tamburo (punto 4) che porta i “ferri”, ciascuno dei quali è costituito da un telarino rettangolare nel quale sono stabilmente incastrati i cardi vegetali. L’azione del tamburo è sempre nello stesso senso, perché la sua velocità è molto superiore a quella del tessuto. A trattamento terminato, il tessuto viene avvolto su un rullo esterno alla macchina (punto 5).

 

 

 

L’altra macchina prevede più punti di contatto della stoffa sui cardi posti comunque su un unico tamburo.

Il tessuto passa in una vasca (punto1), dove si impregna di acqua a temperatura ambiente o, in alcuni casi, a 50 °C nella quale possono essere disciolti prodotti ausiliari; fra dei cilindri tenditori (punto2) scorre il tamburo (punto3) ove avvengono i contatti con i cardi. Quattro coppie di cilindri (punto4), posti sopra il tamburo, avvicinandosi a questo, aumentano la zona di contatto tra cardi e stoffa mentre quando si allontanano tale zona diminuisce fino a scomparire. La pezza stricata passa quindi in una vaschetta (punto5), impregnandosi ancora di acqua; viene poi arrotolata e rimane in questo stato per un periodo di 24 ore, sempre in movimento, per ottenere una migliore lucentezza del pelo

 

 

 

5 – Smeriglio

 

La smerigliatura a secco ha lo scopo di conferire al tessuto una mano morbida e liscia ottenendo l’effetto “a buccia di pesca”. Si effettua solitamente su tessuti fini raramente su tessuti in lana.

 

Nella smerigliatrice il tessuto, dopo essere passato attraverso un tendipezza e alcuni cilindri di passaggio viene trainato da un cilindro trasportatore: sopra questo gira un cilindro più piccolo per permettere il passaggio della pezza ben tirata ed evitare così le pieghe. Il tessuto viene poi strofinato contro uno o più rulli ricoperti di carta smeriglio di grana diversa in funzione dell’effetto desiderato. La distanza del tessuto dai cilindri smerigliatori è regolata tramite dei cilindri di pressione che, muovendosi orizzontalmente, lo avvicinano o allontanano dalla carta smeriglio. Un sistema di aspirazione provvede a convogliare in appositi contenitori la peluria che viene abrasa durante la lavorazione. All’uscita della macchina il tessuto viene poi affaldato.

 

 


 

6 – Vaporizzo

 

 

La lavorazione di vaporissaggio conferisce al tessuto la mano desiderata, eliminando il lucido eccessivo dovuto alla calandratura o al decatissaggio, e ne stabilizza, in parte, le dimensioni rilassando le tensioni interne. Il vaporissaggio si può trovare alla fine del finissaggio oppure come lavorazione intermedia per stabilizzare le dimensioni del tessuto.

 

Prima di subire la vera e propria operazione di vaporissaggio ed entrare cioè nel campo di erogazione del vapore, il tessuto viene fatto passare attraverso un tendipezza, un centratore e un cilindro ballerino che ne compensa il movimento tra la prima parte della macchina e la successiva. Per mezzo di un cilindro di alimentazione il tessuto viene poi trasportato sopra la rete di vaporizzazione che lo trascina fino quasi all’uscita della macchina. Il tessuto passa subito nel campo di erogazione del vapore situato sotto la rete, che investendolo appunto con vapore, da inizio al rientro sia in ordito che in trama.

Dopo il campo di erogazione del vapore la lavorazione è conclusa ottenendo la permanente stabilità dimensionale del tessuto, per mezzo di una batteria soffiante e una successiva aspirante di vapore.

Il tessuto attraversa poi altri cilindri di passaggio per arrivare poi all’affaldatore. Nella maggior parte dei vaporizzi, ma non in tutti, prima di salire sulla rete, il tessuto passa attraverso due spazzole, una per il dritto e una per il rovescio, che provvedono ad eliminare eventuale peluria residua depositata nelle lavorazione precedenti.

 

 


 

7 – Lisatrice

 

La lisatura ha lo scopo di conferire al tessuto una mano morbida e di ottenere l’effetto “a buccia di pesca” o “daino”.

Questa lavorazione può essere aplicata ai tessuti asciutti o bagnati di fibre naturali, artificiali o sintetiche.

La parte della lisatrice che opera sul tessuto conferendogli gli effetti suddetti è il cilindro lisatore o spazzola. Si tratta di un cilindro ricoperto di setole di plastica piuttosto flessibili per poter agire anche sulle parti più avvallate del tessuto. L’azione meccanica applicata al cilindro in movimento causa un leggero innalzamento del pelo e quindi conferisce la morbidezza desiderata.

Prima di arrivare al cilindro lisatore il tessuto passa attraverso un centrapezza e dei cilindri tenditori e allargatori. Dopo la lisatura passa ancora attraverso dei cilindri allargatori e tenditori per essere poi scaricato affaldato o a grande rotolo

 

 

 

 

8 – Decatizzo continuo

 

 

La lavorazione effettuata con il decatizzo in continuo ha lo scopo di conferire una mano compatta e sostenuta al tessuto per stabilizzarne le dimensioni.

Rispetto al decatissaggio in discontinuo questa lavorazione consente una produzione più elevata, raggiungendo i 30 metri al minuto.

Nel decatizzo continuo il tessuto entra ed esce solitamente dalla stessa parte. Se però questa macchina lavora in treno insieme ad altre macchine, l’uscita del tessuto è prevista dalla parte opposta all’ingresso.

L’effetto di questa lavorazione si ottiene mediante l’attraversamento del tessuto con trattamento con vapore secco. Questa operazione avviene per mezzo del cilindro decatitore su cui sono avvolti telo senza fine e tessuto.

Il cilindro decatitore è forato per consentire l’emissione di vapore in modo da effettuare il decatissaggio del tessuto per circa 2/3 della superficie e per aspirare aria fredda, fissando gli effetti del decatissaggio, per circa 1/3 della circonferenza.

Il tessuto esce poi attraverso dei cilindri trasportatori e viene affaldato.

Il telo senza fine, invece, rientra nella macchina passando su una spazzola che provvede a pulirlo dall’eventuale peluria che vi si è depositata.

 

 

 

9 – Decatizzo discontinuo

 

 

Il decatissaggio ha lo scopo di conferire ai tessuti di lana e misti una mano piena e compatta, di stabilizzarne le dimensioni e di ridurne l’aspetto lucido eccessivo che deriva dall’operazione di calandratura.

Il trattamento avviene facendo attraversare il tessuto in lavorazione e il telo su cui è avvolto (satino) da vapore secco.

Gli elementi principali della macchina sono:

q       Cilindro decatitore, ovvero un cilindro di acciaio inox o rame con la superficie forata per far passare il vapore, sul quale vengono avvolti il sottopezza (satino) e il tessuto da lavorare;

q       Il cilindro più piccolo su cui si avvolge il sottopezza durante le operazioni di carico e scarico.

All’uscita della macchina vi è un cilindro di raffreddamento traforato in aspirazione o una cappa di aspirazione (atti a riportare il tessuto a temperatura ambiente) e una serie di rulli di passaggio e cilindri centratori.

Dai fori sul cilindro decatitore esce del vapore secco che investe in maniera omogenea tutto il tessuto. In base alla mano che si desidera conferire al tessuto esistono due tipi di sottopezza: il “mollettone” (utilizzato per ottenere una mano più soffice e lanosa) ed il “satino”, usato per ottenere un effetto lucido ed un tessuto più setoso e schiacciato.

 

 

 

10 – KD

 

 

La lavorazione di KD o decatissaggio in autoclave sotto pressione fa parte delle lavorazioni di decatissaggio in discontinuo.

Gli scopi di questa lavorazione sono quelli di ottenere il miglioramento della mano del tessuto, la stabilizzazione dimensionale dello stesso ed il fissaggio della sua brillantezza.

Questa lavorazione viene effettuata su tessuti di lana o misto lana.

L’alimentazione del KD può avvenire con tessuto affaldato o avvolto in grande rotolo.

Dopo una serie di cilindri centratori, altri di passaggio e un tendipezza si ha la parte principale della macchina, costituita da due zone ben distinte:

q       La stazione di caricamento e scaricamento del tessuto, composta da cilindri di carico e scarico su cui sono avvolti il telo della macchina e il tessuto da lavorare;

q       La camera di pressione (autoclave), in cui viene trattato il rotolo di tessuto con vapore saturo.

Il ciclo di fissaggio all’interno dell’autoclave dura generalmente da 2 a 5 minuti ad una temperatura di 110 – 130 °C.

 

 


 

11 – Calandra a bacinella

 

La lavorazione di calandratura ha lo scopo di conferire al tessuto una mano compatta e un aspetto lucido. Dopo questa lavorazione, inoltre, le fibre superficiali del tessuto appaiono stirate e orientate nel senso dell’ordito.

Questi effetti si ottengono con il passaggio del tessuto fra due superfici riscaldate premute l’una contro l’altra. Nelle calandre per tessuti lanieri le due superfici sono una bacinella metallica e un cilindro anch’esso di metallo. Il risultato della calandratura è determinato dalla pressione della bacinella contro il cilindro e dall’attrito che si genera nel passaggio del tessuto sulla superficie liscia della bacinella.

Prima di essere sottoposto alla calandratura vera e propria, il tessuto passa attraverso:

q       due spazzole rotanti una sul diritto e una sul rovescio, che provvedono a togliere la sporcizia e la peluria:

q       un rilevatore di metalli che ferma la macchina in caso di presenza di corpi ferromagnetici (allo scopo di non rovinare la bacinella);

q       un raddrizzatrame a dischi, un cilindro allargapezze, una vaschetta di vaporissaggio che, immettendo vapore sul tessuto, conferisce stabilità alla stiratura.

In seguito, il tessuto arriverà  al gruppo di calandratura. Questo è composto da un cilindro rugoso che ruota in una bacinella liscia e mobile che ne avvolge circa 1/3 della superficie.

Il tessuto passa nella bacinella, trasportato dal cilindro e viene poi raffreddato da un cilindro ad aspirazione forzata. Infine viene affaldato tramite affaldatore.

 

 

 

12 – Egualizzatrice

 

 

Lo scopo dell’egualizzatura è quello di uniformare l’altezza della pezza in tutta la sua lunghezza. L’effetto desiderato si ottiene mediante un flusso di vapore che investe il tessuto, appositamente fissato a due catene di trascinamento.

Il tessuto passa attraverso un tendipezza e un centratore – allargatore per arrivare poi a due catene ad aghi che lo trascinano fino all’uscita della macchina.

Due cilindri di sovralimentazione, posti nella parte iniziale delle catene, trascinano inizialmente il tessuto con velocità maggiore di quella delle catene stesse.

Il tessuto risulta così posizionato in forma ondulata per poter rientrare dopo essere stato attraversato dal vapore.

Il tessuto viene poi fissato alle catene, per mezzo di due spazzole secondo l’altezza che ha all’ingresso della macchina. Al variare dell’altezza delle pezze, durante il passaggio nella macchina, varia anche la distanza delle catene.

Queste trasportano il tessuto sopra una vaschetta vaporizzatrice, che ne egualizza l’altezza; attraverso un campo di asciugatura e sopra un gruppo di raffreddamento che fissa definitivamente l’altezza stabilita per le pezze.

Solitamente questa lavorazione è posta alla fine delle fasi di finissaggio del tessuto e quindi l’egualizzo è quasi sempre messo a catena con l’arrotolatore. In caso contrario la macchina termina con l’affaldatore.

 

 

 

 

13 - Lucidatrice

 

Lo scopo della lucidatura è quello di conferire al tessuto un aspetto luminoso e brillante, nonché una mano morbida. Questa lavorazione viene effettuata su tessuti di lana o misto lana e agisce per mezzo di appositi prodotti, apllicati sulle pezze, e per mezzo di calore.

La lucidatrice è una macchina suddivisa in diversi blocchi ognuno costituito da elementi diversi e che agisce in maniera diversa dagli altri.

q       Blocco per l’ingresso della pezza: in questa prima parte della macchina vi sono i cilindri di trasposto, i tendipezza e i centratori che permettono il caricamento della pezza sulla macchina e per la preparazione per la fase successiva.

q       Gruppo apprettatore: in questa parte della macchina vi è una vaschetta di impregnazione, contenete acqua e prodotti, all’interno della quale girano un cilindro e una spazzola. Il cilindro che è a diretto contatto con il bagno, e quindi si ricopre di prodotti, provvede a depositare il prodotto sulla spazzola e si impregna quindi del prodotto e dell’acqua.

q       Gruppo lucidatore e asciugatore: in questa parte il tessuto passa tra un cilindro lucidatore e un feltro che si muove trascinato da appositi cilindri di trasporto. Il cilindro lucidatore è un cilindro rotante di metallo caldo, che asciuga la pezza e provvede a fissarvi il prodotto di cui si era precedentemente impregnata. Il contatto con il feltro è necessario per orientare il pelo del tessuto.

q       Magazzino di scarico: è costituito da una serie di cilindri, alcuni in alto altri in basso, su cui viene fatto passare il tessuto prima di essere scaricato.

 

 

 

14 – Bruciapelo

 

 

In casi particolari, per esempio su tessuti molto sottili, o quando la cimatura non ha eliminato completamente la peluria del tessuto, si esegue l’operazione di bruciatura del pelo, che rende perfettamente pulita e nitida l’armatura del tessuto greggio.

Le macchine più diffuse sono quelle a fiamma di gas, costituite da un’incastellatura metallica di forma nella quale, mediante alcuni cilindri di rinvio, tende il cilindro da trattare. La fiamma (poco luminosa, dovuta ad una combustione completa) è solitamente perpendicolare al tessuto, ad una distanza da questo di circa 1.5 mm.

In figura è rappresentato schematicamente l’interno di un bruciapelo a doppia azione, in cui il tessuto viene trattato sia sul diritto che sul rovescio e dopo ogni azione spazzolato mediante appositi cilindri spazzolatori.

 

 

 

 

15 - Transpallet elettrici

 

 

Analogo alla versione manuale, il transpallet elettrico viene utilizzato per movimentare barelle e carrelli che contengono le pezze da lavorare e che non sono provviste di ruote proprie.

Lo stesso viene alimentato tramite batterie a bassissima tensione poste al suo interno. I comandi per il suo avanzamento viene solitamente comandato attraverso l’inclinazione della barra sterzante, mentre i comandi sollevamento del piano di carico sono posti in testa alla stessa.

 

16 - Barelle e carrelli

 

 

Supporti per la movimentazione manuale delle pezze, solitamente dotati di una (nel caso delle versioni a tre ruote) o due ruote pivottanti.

 

17 - Attrezzature per il rammendo

 

Spilli, aghi, forbici ed articoli per effettuare il rammendo o la segnalazione di eventuali piccoli difetti presenti sulle pezze.

 

18 - Dispositivi ad aria compressa

 

I dispositivi ad aria compressa (soprattutto dispositivi soffianti, ma anche aspiranti) vengono utilizzati per effettuare la pulizia dei macchinari e delle attrezzature presenti in reparto